Protezione a chi già sta bene e accanimento contro che è meno forte.
Il nostro mercato del lavoro è duale, con barriere difensive a favore dei garantiti e ostacoli all’ingresso dei non garantiti. Pertanto con i soldi dei contributi previdenziali dei lavoratori a tempo determinato si finanziano le pensioni di quelli che sono stati lavoratori a tempo indeterminato.
Ma le protezioni e la legislazione di favore sono state reclamate a suo tempo da quello stesso sindacato che oggi pretende di manifestare accanto a chi ne è la vittima: la CGL. Probabilmente manifestano contro se stessi.
Questi due mali possono essere combattuti: chi non ha un lavoro stabile deve poter contare su un regime fiscale che ne premi il rischio, mentre oggi accade il contrario. Molti precari sono mascherati da partite Iva e come tali mazzolati da un fisco cieco e feroce. I non garantiti quindi trasferiscono risorse verso i garantiti, e questa cosa è sempre stata perpetrata dai governi di sinistra.
Il mercato del lavoro deve essere elastico e permeabile, senza diritti acquisiti per sempre: ogni rigidità esistente a difesa dei contratti già esistenti è un impedimento all’allargamento del numero degli occupati. Significativo è, in quanto alla dequalificazione del lavoro, l’aumento del numero degli occupati immigrati (su posti non qualificati) e la diminuzione del numero degli occupati italiani.
Questa è una conseguenza dell’assenza di regole certe e controlli rigorosi, quindi uno dei prezzi della malagiusitizia. Un mercato opaco, dove i furbi prevalgono sui coraggiosi, dove i raccomandati e gli inetti prevalgono sugli onesti e meritevoli, è un mercato che premia le rendite rispetto all’innovazione. Mentre, al contrario, l’innovazione dovrebbe essere premiata rispetto alla rendita. Ma nel nostro paese fatto di diritti acquisiti e rendite di posizione, il mercato del lavoro si dequalifica e si squalifica progressivamente.